mercoledì 31 luglio 2013

UNA RISPOSTA ED UNA DOMANDA AL PROF. BERTINI
di Sandro Bertagna

Siamo abituati a fare i conti con il modo di ragionare e con le idee degli altri, anche quando sono espresse con insulti e provocazioni francamente dure da digerire.
Se questi vengono da destra, pur riflettendo, si rispediscono al mittente e si va oltre;..."non ti curar di lor, ma guarda e passa."
Il mio atteggiamento cambia però quando vengono da forze o persone dotate di spessore culturale e di orientamento progressista. Personalmente non conosco il prof. Bertini che gode però dell'amicizia e della stima di alcuni miei amici e compagni. Di lui so che è un valido insegnante del Liceo Costa nonchè autore di studi e pubblicazioni.
Abbiamo ricevuto da lui due articoli entrambi pubblicati su questo blog. L'ultimo riguarda essenzialmente il quadro politico attuale, gli assetti di governo dopo l'esito del voto. Il primo invece contiene riflessioni, anche condivisibili, sul nodo cruciale del rapporto tra lavoro e diritti -persino di rilevanza costituzionale – concludendo con una nota allarmata sul "gravissimo rischio" di una riforma della Costituzione.

Neppure l'antimafia è di sinistra? (Claudia Bertanza)

Dal 2010 ogni anno scendo a Palermo in occasione del 19 luglio, per partecipare alle celebrazioni in ricordo della strage di Via D'Amelio. E dal 2009 faccio parte del Movimento delle Agende Rosse, quelle che ogni tanto qualcuno definisce "comuniste". Ogni anno la 3 giorni palermitana dedicata al ricordo di Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Agostino Catalano (spero perdonerete la lunghezza dell'elenco, non mi piace definirli "la scorta") è un momento non solo di commemorazione di eroi morti, ma anche un modo per stare vicino a coloro che ancora oggi combattono la mafia. I Magistrati di Palermo, che stanno conducendo un difficile processo che faccia finalmente luce sulla famosa "trattativa" occorsa tra la mafia e lo Stato, che cessò (così pare) dopo le stragi del 1993.

martedì 23 luglio 2013

Sui vizi retorici dell’attuale governo
di Franco Bertini

Chiunque si accosti, provando a ragionare,  a quanto  politicamente accade in questi giorni, non può non accorgersi che questo governo utilizza banali strumentazioni retoriche che sono, ahimè, il lascito del berlusconismo ai nuovi berlusconiani (fra cui ormai purtroppo sembra di dover annoverare tutta la compagine PD di governo). C’è uno strumento tipico della retorica che già Aristotele studiava con cura, ed è quello pseudo ragionamento che si chiama “entimema”. Al di la del termine ostile l’utilizzo dell’entimema è frequentissimo ed in esso ci imbattiamo continuamente. Se io dico ad esempio: “E’ italiano, quindi ha buon gusto”, esprimo in forma di ragionamento deduttivo quella che è in realtà una argomentazione retorica, che ha cioè solo scopo persuasivo, non dimostrativo. Infatti considero come dato certo la premessa del ragionamento (che gli italiani abbiano buon gusto) e quindi traggo le conseguenti deduzioni. Le pubblicità televisive e non usano con grande frequenza questo metodo persuasivo, perché è indubitabilmente molto efficace, in quanto si fonda su premesse che sono luoghi comuni e quindi sono anche di facile presa. Ma che cosa sul piano logico non funziona in questo pseudo-ragionamento? Che la premessa su cui si fonda è tutta da dimostrare.

lunedì 15 luglio 2013

LE CITTA’ NON SONO LUNA PARK
di Giorgio Pagano

Il noleggio di Ponte Vecchio alla Ferrari di Montezemolo per una cena elegante segna l’apice della strumentalizzazione del patrimonio storico e artistico e della privatizzazione dello spazio pubblico di Firenze.

martedì 9 luglio 2013

La questione FIAT e la sentenza della Consulta
di Franco Bertini


I recenti avvenimenti politico-sociali sono degni di qualche commento. E’ il caso di ripercorrere insieme la sequenza micidiale di eventi che ha in qualche modo avvelenato i pozzi della politica stantia di quello che , con felice intuizione, Marco Revelli chiama il governo delle due destre:
1)      3 luglio: con una sentenza limpida e indiscutibile, la Corte Costituzionale boccia quella parte dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori (modificato nel 1995) che impedisce la rappresentanza sindacale nelle fabbriche a quei sindacati che non hanno sottoscritto accordi contrattuali. Nello specifico l’articolo era stato applicato alla lettera dalla FIAT nei confronti della FIOM.
2)      3 luglio: in serata la FIAT esprime la sua delusione in una nota, in cui spiega che a questi punti è necessaria una legge per risolvere i dubbi che la sentenza della corte lascia aperti in merito ai criteri di rappresentatività nelle fabbriche.
3)      4 luglio: fa eco al comunicato FIAT il giuslavorista Pietro Ichino (ex PD, ora Scelta civica) , da sempre amante della svolta FIAT di Pomigliano, in un’intervista a Repubblica, in cui spiega, fra l’altro, che “un sistema di relazioni industriali funziona se tra le parti contrapposte c’è una visione comune almeno sugli obiettivi da raggiungere e i vincoli da rispettare”. Come dire che i sindacati possono sì contrapposti all’azienda, è il loro mestiere purtroppo, ma solo su questioni che non riguardano al gestione aziendale! Se non fosse drammatico sarebbe tutto da ridere…

martedì 2 luglio 2013

La partecipazione non è solo un di più
di Luca Basile


La crisi del sistema politico che attraversa ormai da più di un trentennio la vicenda italiana si profila innanzitutto come crisi di legittimazione del sistema tradizionale della rappresentanza, dai grandi soggetti collettivi pensati per svolgere un ruolo di sintesi e di “organizzazione della democrazia” – i partiti – agli strumenti istituzionali rivolti a favorire ed estendere la partecipazione. Del resto, la stessa scelta dell’elezione diretta dei sindaci ed i suoi precipitati, se hanno favorito una maggiore stabilità e funzionalità nel governo locale, tuttavia sono divenuti possibili veicoli della diffusione di quella ideologia – che configura il principale portato del lungo ciclo neoliberista – per cui la partecipazione democratica e le forme di organizzazione collettiva delle domande sociali costituirebbero un impaccio all’efficacia della decisione politica. Si tratta oggi, invece, a cominciare proprio dal livello del governo del territorio, di costruire le condizioni per il rilancio di adeguate forme partecipative nelle scelte per il bene comune.